Quando per tanti anni ti leghi ad una persona, tranciare il filo che ti tiene avvinta è impossibile. Il filo delicato diviene una catena con lucchetti a doppia mandata e non esiste modo per liberarsi del ricordo, del sentimento che ti fa battere il cuore, incendiare il sangue e amare il passato che ti fa sentire ancora viva.
Perché era così difficile dire "mi mancherai" oppure "ti voglio bene"? Cosa c'era che non andava in queste frasi? Perché l'orgoglio mi terrorizzava a tal punto da congelarmi ogni parola sulla lingua? Avrei voluto essere più sfacciata e invece non riuscivo a dirgli cosa provavo, come se fosse una debolezza imperdonabile voler bene a qualcuno.
La promessa diventa un dolce pensiero che allevia la distanza e supera il tempo, poi un ricordo che si perde lento ma conserva il sogno, poi la rinuncia per paura che non sia altro che un sogno. Ma quando ami, quando ami davvero, basta un momento, uno sguardo, fosse pure solo un'immagine sbiadita tra la pioggia, e si riaccende tutto.
Nel profondo avrei tanto voluto tagliare il filo che mi teneva avvinta ai miei tredici anni, reciderlo dalla radice, ma questa quercia millenaria aveva affondato le sue innumerevoli ramificazioni intorno all'anima e stringeva così forte, da inchiodarmi al terreno dei ricordi.